La Chiesa di S. Anna

Dopo aver parlato nei due numeri precedenti (giugno e luglio) della chiesa di S.Anna e dei documenti sinora trovati, attestanti la costruzione e le maestranze che hanno lavorato all’edificazione del monumento, in questo numero diamo qualche notizia sulla famiglia de Angelis che ne commissionò la costruzione. Fu la principessa Vittoria Capano, moglie di Nicola de Angelis, che per adempiere al voto fatto per la ritrovata salute del figlioletto Carmine fece erigere la nuova chiesa a “lode, gloria et honore della gloriosissima Sant’Anna”, affidando i lavori di costruzione ai migliori artigiani disponibili nella Terra d’Otranto: Giuseppe Armento di Oria, Tommaso Pagliara, Tommaso Capozza  per i lavori di costruzione, mentre per i lavori scultorei troviamo i fratelli Cino di Lecce (Pietro, Giovanni, Donato e Giuseppe), successivamente fu chiamato anche un altro rinomato scultore salentino Pietro Elmo. Purtroppo non si hanno notizie relative alle opere pittoriche ed agli arredi sacri che sicuramente non furono da meno delle strutture. Ritornando alla famiglia de Angelis, furono signori di Mesagne sin dal 1647, quando Benedetto de Angelis comprò il feudo su-hasta su istanza dei creditori di Gio:Antonio Albricci ed il 30 agosto dello stesso anno venne insignito del titolo di principe. Da sottolineare che in un atto del notar Giuseppe Saraceno, datato 22 dicembre del 1649, viene formulata la seguente attestazione da parte “dell’Ecc.ma Sig.ra Isabella Maria de Liguoro” Principessa di questa terra di Mesagne, la quale dichiara che: « negli anni passati moriva D. Ferrante de Angelis suo marito senza testamento» “ab intestato” per cui si deve desumere che la morte sopraggiunse inaspettatamente ed il Sacro Regio Consiglio nominava, mediante decreto, Balio, tutore ed amministratore dell’eredità del predetto Ferrante il suo avo paterno Benedetto de Angelis. Queste notizie purtroppo non contribuiscono a fare chiarezza in quanto troviamo i de Angelis già presenti in Mesagne prima dell’acquisto ufficiale feudo avvenuto nel 1647 con Ferrante. Benedetto de Angelis risulterà anche il suo erede legittimo ?

Da Benedetto, morto nel 1660, nacquero due figli Beatrice sposata con Alfonso Caracciolo e morta nel 1673 e Niccolò, il quale sposò Vittoria di Carlo Capano e dal loro matrimonio nacquero Benedetta e Carmine. Niccolò morì il 2 marzo del 1682, nell’atto del notar Giuseppe Luparelli del 6 luglio 1683 si legge che il principe morì per “Lethali morbu correptus” ed il feudo di Mesagne passò dapprima al figlio Carmine che aveva sposato una nobile di casa Pignatelli, figlia del principe della Rocca. Da questo matrimonio non nacquero figli per cui alla morte di Carmine avvenuta nel 1719 il feudo passò alla sorella Benedetta che aveva sposato Francesco Pappacoda, il quale con l’assenso della moglie vendette il feudo di Mesagne a Giuseppe Barretta. Sin qui quella che è la storia ufficiale della famiglia, andando però a spulciare alcuni documenti notarili relativi all’anno 1688 potremmo rilevare molte altre notizie che potrebbero essere utili a far luce su questa famiglia, ma anche sulla storia di Mesagne in generale. Nel protocollo notarile del notar Pietro Riccio dell’anno 1688 troviamo una serie di “Declaratio” ossia dichiarazioni spontanee sottoscritte da alcuni cittadini per attestare la loro gratitudine nei confronti della famiglia de Angelis ed in particolare della principessa Capano. Non è dato sapere quale sia stato il motivo che ha spinto questi cittadini a formulare quelle dichiarazioni davanti ad un notaio (era consuetudine infatti fare delle dichiarazioni davanti ad un notaio per solennizzare le proprie dichiarazioni) e perché proprio in quell’anno ? Si potrebbero fare delle supposizioni, una tra le più accreditate potrebbe essere quella di una congiura nei confronti della principessa Capano ad opera di qualcuno che mirava a sottrarre il feudo di Mesagne, dopo i de Angelis infatti il feudo fu venduto al marchese Giuseppe Barretta, notoriamente poco amato dall’Università e dal popolo mesagnese, il quale subì tutte le sue angherie.

Vediamo nel dettaglio cosa dicono alcune di queste dichiarazioni. La prima del 4 gennaio del 1688 i signori: Antonio Di Dio e Leonardo Delle Grottaglie della terra di Mesagne; Antonio Bardaro, Gregorio Carbone, Gio:Angelo Carbone, Angelo Antonio Epifani, Saverio Renna, Paolo di Carlo di Cursi, Nicolò Muso e Agostino Quarta di Torre Santa Susanna e Oronzo Rollo di Erchie, i quali spontaneamente «…dichiarano e testificano come pratici della Casa della Illustre Principessa di essa Terra, per esserno stati alcuni di essi Erari, altri esattori, et altri massari, che a tempo del governo del Baliato della Signora D. Vittoria Capano Principessa della medesima terra di Mesagne, sempre li debitori di essa principal casa  hanno pagato con loro comodità, e si son fatte l’esattioni con blandura, havendono  pagato li Vassalli debitori quello dovevano a poco a poco, né mai da detta signora principessa gli sia stato ordinato che procedessero con carcerazioni di debitori o sequestro di loro beni, ma sempre ordinatoli che facessero l’esattioni con dolcezza» Poi continuano che mai nessuno di coloro che ha prestato lavoro presso la Principal Casa si sia lamentato per non essergli stato pagato il dovuto. Tutto questo ha permesso che crescessero le entrate, infatti si legge ancora che per tali puntualità di pagamenti ha permesso le coltivazioni a tempo debito, «gli oliveti hereditarjij, non solo con averli arati, e montati, ma anco fattone sradicare e scipponare le macchie da dentro detti oliveti; In modo tale, che detti beni stabili sono avanzati in somma di considerazione, non havendono avuto per lo passato coltura simile e così ben fatta….; tanto che l’entrate de beni feudali, e burgensatici per detta coltura sono cresciute, et avanzate» Questo grazie al buon governo operato dalla detta principessa Vittoria Capano, tanto che i propri Vassalli la amavano come una madre, ma da un po’ di tempo questa tranquillità viene oltraggiata dal comportamento arrogante del giudice della Vicaria Ignazio D’Amico di Lecce, il quale viene in Mesagne per prendere informazioni «contro detta principessa». Molti cittadini cercano di sfuggire alle sue angherie ed interrogatori, perché con molta probabilità questo giudice cerca di estorcere dichiarazioni contro la volontà dei cittadini, o false verità come attesta Gregorio Carbone, il quale dice che il suo interrogatorio «fatta da esso giudice, fu tanto rigorosa, che detto giudice si alzò e li fece sottoscrivere la deposizione senza farla leggere, né intendere», ciò avvenne anche con altri benché avessero attestato cose diverse da quelle scritte. Al povero Nicolò Musa «gli spilorno la barba, e diedero bastonate ad Antonio Solazzo; et al sopradetto Oronzo Rollo li furono legate le mani con funicelle, et essendosi addormentato, li menarono acqua sopra dette funi, che si strinsero, e li gonfiarono le mani». Purtroppo non vengono indicati i motivi che avevano determinato il comportamento del detto giudice e cosa cercasse che venisse detto nei confronti della principessa Capano.

In un’altra attestazione, sempre del 4 gennaio si parla invece dell’acquaro esistente presso la masseria “li Salmenti” in territorio di Mesagne che abbisognava di essere riparato e per tali lavori vennero chiamati i mastri muratori Giuseppe Piccinno della città di Bisceglie, il quale aveva costruito la “Piscina nuova per conservare gli oli in questa terra di Mesagne” ed il mastro muratore Antonio Carrozzo. Queste notizie risultano utili per conoscere eventuali maestranze che hanno lavorato presso il castello. Seguono altre attestazioni, relative sempre al 4 gennaio, nelle quali viene menzionata la buona amministrazione tenuta dalla principessa Capano, soprattutto viene sottolineato il fatto che la principessa aveva a cuore che nell’amministrazione dei beni feudali, dei quali lei era tutrice del figlio Carmine, intervenissero anche i deputati eletti a tali beni.

Nell’attestazione n. 5: Francesco di Nisi e Davide Caniglia di Mesagne, domenico Ferrara e Oronzo Rollo del Casale di Erchie attestano che: «nell’anno 1682, in presenza e con l’assistenza del marchese di S.Caterina Governatore all’hora della Città di Brindisi, e di Notar Alessandro Pennetta, che portò per Mastro d’Atti, si fece l’inventario delli beni hereditarij del quondam Principe don Nicolò de Angelis». Purtroppo anche se la notizia risulta ghiotta per poter ricercare detto inventario nei protocolli del notar Alessandro Pennetta di Brindisi, nel volume relativo all’anno 1682 non si è trovata traccia.

Nella “Declaratio et attestatio” del cinque gennaio si costituiscono: «magnifici Dottori Scipione Gionfilo, dottor fisico Epifanio Ferdinando, Dottor fisico Francesco Valentino Rini, Marcantonio Resta, Francesco Lucci, Marcello Baccone, d. Oronzio Capace, Gio:Tommaso Gionfilo, e Francesco Carlo Resta gentil uomini della terra di Mesagne, li quali dichiarano, et attestano in presenza nostra, saper molto bene, come la signora principessa di detta Terra D. Vittoria Capano Madre, Balia, e Con tutrice del Signor D. Carmine de Angelis hodierno Principe, a tempo viveva il quondam Principe D. Nicolò de Angelis suo marito s’industriava molte quantità di denari facendo compra di ogli, grani, et altre vettovaglie, et animali per conto suo[…..] e così anco ha continuato dopo la sua morte. Come ancora dichiarano saper molto bene che detta signora principessa ha fatto comprare et ha comprato per conto del detto signor suo figlio ogli, grani, vettovaglie, porci et altri animali, e per servitio del medesimo suo figlio ha tenuto in essa Terra di Mesagne due carrozze con due tiri, uno di mule, e l’altro di cavalli, e due altri cavalli di passeggio, e due galessi, et anco ha tenuta servitù per detto Principino suo figlio, cioè di Maestri di Scuola il Reverendo Arciprete di detta Terra Don Bartolomeo Leonardo Sasso, il Reverendo Canonico don Domenico Tommaso Caniglia, più il Reverendo D. Oratio Terio, persone virtuose, et uomini da bene; et ultimamente D. Bernardino Pagliara semplice Chierico, ma Pronotario Apostolico, che li fu approvato per huomo dotto, e buon grammatico. Per maestro di musica ha tenuto il Reverendo D. Antonio Romano: Per mestro di lingua Spagnola, Francesco d’Acedo, e Virgilio Gaza per Cameriero, con l’assistenza ancora del Dottor Francesco Antonio Cavalieri chiamato da San Vito Ciò a guida di detto Signor Principino, per servizio anco del quale ha tenuto detta Signora Principessa Domenico di Leonardo Marseglia, e Nicolò Mauro per Paggi, e Giuseppe Antèo per cocchiero, e Domenico suo figlio sotto cocchiero, e per famiglio Vito Antonio Russo, alias lo Monaco, con diversi cani levrieri, e bracchi per uso di caccia»

Documento n. 1

Obligatio sive conventio inter Ill.ma Principessa Messapia et Joseph Armiento, Petrus, Joanne et Donatus Cini fabricatores.

A.S.Br. – Fondo Notarile Mesagne, Notar Luparelli Giuseppe Antonio (Inv. 4447-4503) del 27 ottobre 1683 carte 81v. – 83r.

Die vigesima septima mensis Octobrij millesimo seicentesimo octuagesimo tertio Messapia hora prima noctis circiter tribus luminibus aventis pro observandis solemnitatibus in actibus nocturnis a jure requisitis.

In nostri presentia costituti Magnifico Leonardo Marseglia di detta terra misso et internuntio Illustri Donna Victoria Capano Principessa di detta terra agente et interveniente ab infrascripta omnia et pro parte detta Principessa et pro …. quia promissis de rato illiusque heredibus et successoribus pro parte ex una.

Et Joseph Armento de Uria Petro et Joanne Cini de Litio Magistris Fabricatoribus agentibus et intervenientibus ad infrascripta omnia tam pro se ipsis et quolibet ipsorum insoludum quod et dictis Petro et Joanne nostre parte Donati Cini fratris pro quo corum proprijs nostribus et insolidum promiserunt devoto eorumque et cuius ipsorum nostribus et in super supra dictis Donati heredibus et suis parte et altra.

Prefata vero partes dictis nostribus sponte pariter asseruerunt coram nobis in vulgari eloquio pro meliori claritate et faciliori facti intelligentia come.

Come essendosi da essi Mastri presentito, che detta Illustre Principessa per la ricuperata salute dell’Illustre Don Carmine De Angelis hodierno Principe di detta terra suo figlio ha fatto voto di edificare dentro questa terra, e proprio vicino il suo Castello, seu Palazzo una nuova Chiesa a lode e gloria, et honore della Gloriosissima Sant’Anna di palmi sessanta di lunghezza, e palmi trentadue di larghezza vacui con tre Porte, tre Altari, luoco e scala per organo e Pulpito Sacrestia, Oratorio, Casa, Ponte, et altro giusto il disegno per tal’effetto da essa Ill.e Principessa fatto fare dal Rev.do Don Francesco Capodiece di detta terra, si sono essi medesimi Mastri offerti di fare detta nuova fabrica, e chiesa giusto detto  disegno, et havendono ciò fatto presentire alla medesima Ill.e Sig.ra Principessa è remasta servita di accettare detta offerta, perlochè essendosi havuto trattato d’accomodare, et approvare il prezzo e standono di questo già convenuti nel modo infratto, e con promessa di caparra ad essi Mastri, la medesima Ill.e Principessa ha dato facultà ad esso magnifico Lonardo di ricevere, e stipularne in suo nome le debite cautele, nelle quali si dovessero essi Mastri obligare di principiare, seguitare, e finire detta nova fabrica di Chiesa nel modo, forma, e patti, che più ampliamente appresso si dirà.

E’ fatta detta assertiva volendono essi Mastri Giuseppe, Pietro e Giovanne tanto in loro proprij nomi et insieme come sopra quanto in nome e parte di detto Mastro Donato loro fratello rispettivamente per perfettionare, e convalidare detta convenzione et obligo, quindi acchè spontaneamente questo detto giorno con giuramento avanti di noi non per forza ma per ogni migliore via promettono et obligano acciasceduno d’essi insolidum promette et s’obliga di principiare seguitare e finire detta nova fabbrica di Chiesa faccenda da detta Illustre Signora Principessa dalli pedamenti seu fondamenti infino alle Coverte seu dal principio infino alla fine in conformità del predetto disegno fatto dal Reverendo Capodiece che al presente si conferma da essi Mastri.

A questo convenuto è finito presso seu alla ragione cioè di docati nove ogni mille palmi di adulatura seu quadratura de Carpari;  a docati nove per ogni mille palmi di adulatura seu quadratura di pietra bianca.

A docati quattro per lavoratura d’ogni mille tufi; a docati quattro per ogni cento piedi; a grana due e mezza per ogni palmo di scorniciatura di pietra bianca a carlini tre et un quarto per ciascheduna canna del pedamento seu fondamento purchè detto pedamento si debbia cavare et annettare a spese di detta Illustra Signora Principessa conforme detto Leonardo in detto nome promette et a carlini quattro et un quarto per ciascheduno: canna di fabbrica, con patto, che nella misura della lamia che si dovranno fare in detta Chiesa da dove poggia la forma della lamia che con la pietra dell’istessa lamia s’includa e s’intenda debbia misurare il vacante per pieno e così similmente il vacante delle porte finestre a Cappelle s’intenda e si debbia misurare il vacante per pieno con dichiararne che detti prezzi s’intendano e siano la sola fatiga a mastria dessa fabbrica, atteso tutto l’apprezzo et ordigno seu apici necessari si debbiano dare, e mettere da essa Illustre Signora Principessa conforme magnifico Leonardo in detto nome così promette e si obliga obligandosi anco detto Leonardo di detto nome di pagare la sudetta fabbrica ali sudetti convenuti.

In conto seu per caparra la sudetta fabbrica di Chiesa ut supra faccenda essi Mastri nelli nomi et insieme come sopra ne hanno prontialmente e manualmente ricevuto et avuto docati quaranta di moneta d’argento dal suddetto mastro Lo nardo in detto nome prontamente in tanti nove cinquine; quindici grana e tre cinquine avanti di noi numerati di detto denaro, conforme ad esso Lo nardo disse di detta Illustre Signora Principessa quali docati quaranta vogliono e sono di patto essi Mastri con detto Lo nardo in detto nome presente che s’abbiano da scomputare nella fine seu ultima paga di detta fabbrica, di modo che la detta fabrica ad essi Mastri che li debbia pagare fatigando  pagando e detti docati quaranta restino per escomputarsi nell’ultima paga come sopra.

Con patto ancora che tanto essi Giuseppe, Pietro e Giovanne, quanto detto Donato siano tenuti conforme essi Giuseppe, Pietro e Giovanne e insieme come sopra promettono et obligano di principiare seguitare e finire detta nova fabriga di Chiesa ad ogni semplice richiesta di detta Illustre Signora Principessa hanno o non principiando e non venendone quando essi Mastri saranno chiamati e richiesti ad istanza di detta Illustre Signora Principessa per seguitare et finire detta Chiesa. In tal caso sia Medesima Signora Principessa lecito di chiamare a servirsi di qualsivoglia altri Mastri, e quelli pagare a qualsivogliano maggior prezzo più alterato delli sudetti a danni spese et interesse delli sudetti Mastri Gioseppe, Pietro e Giovanne e Donato; e di ciascheduno di essi insiemm atteso essi Gioseppe, Pietro e Giuanne in solidum così sono stati di patto altrimenti detta Illustre Signora Principessa non avrebbe con loro contratto e dato il suo caparro in pace.

E finalemente con altro patto appresso senza del quale ne è meno detta Illustre Signora Principessa haurebbe similmente contratto e pagato alli sudetti prezzi che qualunque danno, motivo o mancamento che succedesse in far detta fabrica  a tre anni doppo quella fatta e totalmente finita per disquito, colpa defetto o mancamento d’essi Mastri vada a danno, spese et interesse detti Mastri Gioseppe, Pietro, Giovanne e Donato, e di ciascheduno di loro in solidum conforme essi Mastri Gioseppe, Pietro et Gioanni a ciascheduno d’essi in detti nomi,  et in solidum spontaneamente con giuramento avanti di noi così promettono e si obligano in pace perché così è stato espressamente e per special patto tra esse parti in detti nomi convenuto, altrimenti non haurebbero contratto.

Documento n. 2

Obligatio sive conventio inter Ill.ma Principessam Messapia et Joseph Cino, et Petrum Elmo Scultores.

A.S.Br. – Fondo Notarile Mesagne, Notar Luparelli Giuseppe Antonio (Inv. 4447-4503) del 27 ottobre 1683 carte 83v. – 84v.

Eodem die vigesimo septimo mensis Octobris millesimo sxcentesimo octuagesimo tertio  Messapia hora prima noctis circiter pribus luminibus avantis pro observandis solemnitatibus in actibus nocturnis a iure requisitis.

In nostri presentia constitutis magnifico Leonardo Marseglia dicta terra misso et internuntio Illustris. D. Vittoria Capano Principessa di detta terra agente et in interveniente ad infrascripta onia nomine et pro parte dicta Illustris Principessa et pro eodem Domina Principessa pro quia semper et a futuro tempore promisit berato illiusque-heredibus et successoribus parte et una.

Et Joseph Cino et Petro Elmo de Litio ad presentibus ic Messapiae commorantibus agentibus et intervenientibus ad infrascripta omnia pro se ipsis et quolibet ipsorum in solidum eorumque et heredibus et successoribus parte et altera.

Prefata quidem partes dictis nostribus et insolidum ut supra sponte pariter assuerunt coram nobis in vulgari sermone pro migliori claritate et faciliori facti intelligenzia.

Come avendone essi Mastri Giuseppe e Pietro presentito che detta illustre signora Principessa per la ricuperata salute dell’illustre D. Carmine de Angelis hodierno Principe di detta terra suo figlio dovrà edificare una Chiesa a lode e gloria della Gloriosissima Sant’Anna, dove si vorrà far fare diversi intagli di pietra bianca perciò si sono offerti essi medesimi Gioseppe e Pietro di quelli fare nel modo appresso ut infra.

E fatta detta assertiva li medesimi Mastri Giuseppe e Pietro spontaneamente questo predetto giorno non per forza ma per ogni miglior via si sono obligati conforme in presentia nostra in solidum si obligano di lavorare e fare tutti quegli intagli che si vorranno in detta Chiesa di ogni bontà e perfettione e quelli incominciare seguitare e finire di lavorare quando saranno chiamati o richiesti in nome di detta Illustre Signora Principessa. E questo per lo prezzo di detti intagli saranno optimati da un Mastro obligando d’ambe le parti e con l’intervento del Reverendo Don Francesco Capodiece.

In conto e per caparra de quali intagli e lavori….. detti Giuseppe e Pietro in solidum ne hanno presentialmente e manualmente ricevuti detti diece contanti di moneta d’argento avanti di noi numerati del sudetto medesimo Leonardo di denaro conforme esso disse di detta Illustre Signora Principessa qualsi docati si debbiano escomputare  da essi Mastri Gioseppe e Pietro nell’ultima paga, che a loro spettava di detti intagli che così si è convenuto.

Con patto ancora che essi Mastri Gioseppe e Pietro siano tenuti insolidum ut supra conforme essi e ciascheduno di essi insolidum promette et si obliga venire subito quando saranno richiesti in nome di detta Illustre Signora richiesti per far detti Intagli e lavori e quelli sequitare e finire ad arbitrio di detta Illustre Principessa e non venendone subito, quando saranno richiesti o non sequitandono e finendo detti Intagli. In detti casi e ciascheduno di essi sia lecito a detta Principessa chiamar qualsivogliano altri Mastri per detti Intagli e questi pagare a qualsivoglia prezzo a danno et interessi detti Mastri Gioseppe e Pietro e di ciascheduno di loro insolidum attiguo così si è convenuto altrimenti detta Illustre Principessa non hauvrebbe contrahere.

Et promiserunt predicti Joseph et Petrus insolidum.

Documento n. 3

Emptio domus pro Illustri Principessa Messapia

A.S.Br. – Fondo Notarile Mesagne, Notar Luparelli Giuseppe Antonio (Inv. 4447-4503)

Trattasi di una serie di atti, stipulati l’undici novembre del 1683 dal magnifico Leonardo Marseglia “misso et internuntio” della principessa Vittoria Capano, per l’acquisto di varie abitazioni insistenti sull’area della costruenda chiesa di S.Anna in loco detto Lo Pendino

Datati tutti 11 novembre 1683

carte 94v. – 95v.; proprietaria Flore Gaza virgine in capillis

carte 95v – 96v.;  proprietario magnifico Marco Antonio Scelba

carte 97r. – 98r.;  proprietario Reverendo canonico Don Angelo Leni

carte 98r. – 99v.; proprietari Maddalena Pinto e Antonio Scelba

carte 99v. – 101r.; proprietari Caterina Gionfalo e Domenico Lioci

carte 101r – 102v.

Documento n. 4

Promissio, et obligatio dotij pro ecclesia erigenda S. Anna

A.S.Br. – Fondo Notarile Mesagne, notar Luparelli Giuseppe Antonio (Inv. 4447-4503) del 11 febbraio 1684 carte 19r. – 24r. e carte 24r. – 25r.

Die undecimo mensis februarij millesimo seicentesimo octuagesimo quarto Messapia, et proprio intus Castru predetta terra hora tertia noctis tribus luminibus accensij pro observandij sollemnitatibus in actibus nocturnij. In nostri presentia constituita Illustri D.na Victoria Capano Principessa detta terra Messapia vidua quondam D.ni Principis D. Nicolai de Angelis  Matre, Balia, et Contutrice Illustris D.ni D. Carminij de Angelis odierni Principis detta terra eius filij minorij, ac filij leg.mi, et naturalij, et heredij uniutij, et particularij predettij quondam D.ni Principis D. Nicolai illius Patris [….]

Prefata Ill.i D.na Principessa dictij noibus spontaneamente asseruit coram nobis in vulgari sermone pro maiori claritate, et fac.di facti intellig.a.

Come stando infermo l’anno passato detto Illustre Signor Principe D. Carmine suo figlio con pericolo di morte essa Illustre Signora Principessa fè voto sollenne di far erigere, et edificare un tempio, seu Chiesa a lode, gloria, et honore della gloriosissima Sant’Anna, acciò detto Illustre Signor Principe D. Carmine suo figlio avesse ottenuta la salute; e stante per intercessione della medesima Gloriosissima Sant’Anna detto Illustre Signor Principe ottenne, e recuperò la bramata salute, perciò al presente essa Illustre Signora Principessa vuol far principiare di erigere, et edificare detta Chiesa dentro questa medesima  terra vicino il suo Palazzo, et acciò per l’avvenire resti detta Chiesa guarnita di quanto in essa è necessario per potervisij celebrare il Santo Sacrificio della Messa, e non venghi a pericolare la nuova fabbrica faccenda; che però essa Illustre Signora Principessa in detto nome ha determinato obligarsi di dotare detta Chiesa di quanto necessario. E fa la detta assertiva volendo essa Illustre Principessa in detto nome detta sua determinazione perfettionare, et adempiere; quindi è che questo predetto giorno non per forza, ma per ogni miglior via e spontaneamente, e liberamente da hora promette, e si obliga di dotare e guarnire detta nova Chiesa erigenda a lode, et honore di detta Sant’Anna per compire a detto voto solenne da essa fatto di tutti paramenti, mobili, e suppellettili che in detta Chiesa saranno necessarij per la celebrazione del Santo Sacrificio della Messa , come per la guarnizione di essa Chiesa, e suoi Altari, et acciò detta nova Chiesa secondo bisognerà farsi con che se possa risarcire essa Illustre Signora Principessa in detto nome si obliga anco di spendere docati quindici per ogn’ anno però, che in detta Chiesa vi sarà bisogno di risarcire a reparare tetti, o altro che bisognasse[….]

Per poter finanziare la somma di quindici ducati annui, questi devono essere conseguiti dal magnifico Marcello Baccone di detta terra sopra una possessione olivata che detiene in località Tripuzziello.

Documento n. 5

Conventio pro Donato Cino, Thoma Pagliara et Mauro Capozza

A.S.Br. – Fondo Notarile Mesagne, Notar Luparelli Giuseppe Antonio (Inv. 4447-4503) del 26 febbraio 1697 carte 100r. – 102r.

Documento n. 6

Quitatio inter filios, et heredes quondam Mastri Thoma Pagliara de Lycio et Mastro Donatum Cino de eodem, et Mastru Maurum Capozza de Lequile.

A.S.Le – Notar Mangia Biagio 46/52 del 7 luglio 1703 carte 180v. – 183v.

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Bibliografia essenziale:

DE NITTO A.
La Chiesa di S.Anna di Mesagne
Tesi di laurea c/o Accademia delle Belle Arti di Lecce, a.a. 1985/86

PAONE M.
Per la storia del barocco leccese
In: Archivio Storico Pugliese, anno XXXV 1982 pp. 139-185

POSO R. – GALANTE L.
Questioni artistiche pugliesi
Congedo Editore Galatina

PROFILO A.
Vie, piazze, vichi e corti di Mesagne
Ostini 1894, n. e. a c. di D. Urgesi Schena Editore 1994

VINACCIA P.
Apprezzo del Feudo di Mesagne anno 1731

INTEGRAZIONE AL TESTO

La principessa Vittoria Capano, muore nel 1686.

La notizia della morte viene confermata da A. Profilo nel suo articolo apparso sul Poliorama Pittoresco del 1844 pagg. 213-215, dal titolo “Sull’ Accademia degli Affumicati di Mesagne, ai miei giovinetti concittadini”, l’autore nell’articolo dà notizia della morte della principessa «dagli Accademici si recitavano sul suo feretro varii componimenti, e D. Giacomantonio Ferdinando, segretario dell’Accademia, elogiava le virtù della defunta con un discorso funebre>>.

Nell’ultima delle dichiarazioni riportate nel protocollo del notar Pietro Riccio, sempre del 1688 ma di qualche giorno successivo alle precedenti, del 13 gennaio, possiamo comprendere la motivazione che ha spinto il Giudice della Vicaria di Lecce Ignazio d’Amico ad assumere un atteggiamento accusatorio nei confronti della principessa Vittoria Capano.

Vediamo nel dettaglio cosa dice la dichiarazione:

A. S.Br – notar Pietro Riccio carte anno 13.1.1688

Antonio Bardaro della Torre di Santa Susanna

Domenico Ferraro di Erchie

Vito Antonio Russo di Ceglie di Bari alias Lo monaco

e Antonio di Leonardo

Dichiarano che sanno molto bene che Giovanni Esperti e Leonardo Marseglia sono stati l’uno cassiere, e l’altro esattore e Ministri del quondam d. Niccolò de Angelis olim principe di detta Terra di Mesagne, quali lo servirono per molti anni, e dopo la morte di detto Principe continuarono a servire la signora Principessa D. Vittoria Capano Madre, Balia, e Contutrice del Principe D. Carmine de Angelis suo figlio, la quale avendo visto poca puntualità, e che se ne sentiva mal servita, a poco a poco li licentiò dal suo servizio; perlochè detti Giovanni e Leonardo ne restarono disgustati, e mortificati; e per detta causa si è inteso pubblicamente che col D. Francesco Laviano habbiano tirato di fargli perdere la tutela; Anzi il suddetto Antonio Bardaro soggiunge di più, che il tempo venne in queste parti il signor Giudice di Vicaria Ignazio d’Amico per pigliare informazioni contro detta signora Principessa, esso si ritirò al Convento dei Padri Riformati e un giorno fù chiamato dal Padre Guardiano, e li portò ambasciata per parte del detto D. Francesco Laviano, che se fusse andato ad esaminare liberamente, detta signora non sarà mai più Padrona di Mesagne, e poi andarono da parte del detto D. Laviano.