Il Teatro Comunale

RIAPRE IL TEATRO COMUNALE

È ritornato al suo primordiale splendore il Teatro comunale di Mesagne. A poco più di un secolo dalla sua costruzione finalmente si può rientrare nello spendido gioiello ottocentesco che l’ingegnere Gaetano Marschiezek realizzò per la cittadina salentina senza badare a nessuna restrizione economica perché bisognava dare a Mesagne un teatro con la «T» maiuscola. Oggi tutti sono soddisfatti dal restauro, che ha comportato comunque numerosi sacrifici, anche economici visto che è costato due miliardi e mezzo di lire, ed è giusto plaudire quanti hanno collaborato alla sua realizzazione.

«Abbiamo dovuto inventarci tutto l’interno non perdendo di vista quello che il teatro era alla sua origine, nonostante gli stravolgimenti architettonici degli anni successivi – queste le parole dell’architetto Savino Martucci, responsabile Utc – avendo perso le caratteristiche peculiari essendosi ridotto ad una platea e ad un palco. Noi lo abbiamo inventato riproponendo però lo schema iniziale. Poterlo adeguare alle nuove normative ha comportato sacrifici di spazi ecco perché il teatro oggi può accogliere 304 persone, che per la verità non sono poche. Molto grande il palco, circa 8 metri per 8, che può permettere in loco la presenza di compagnie teatrali di alti livelli. Comunque il nostro teatro è al pari di molte altre similari strutture pugliesi di pregio». In verità i mesagnesi sono stati da sempre legati, indissolubilmente, al loro teatro. Lo ricorda anche lo storico Antonio Profilo, in una sua opera, quando descrive l’esistenza di un teatro al piano terra del castello realizzato nel 1844, un altro teatro nell’ex convento dei frati Celestini, attuale residenza municipale, che rimase aperto fino al 1876 quando venne chiuso perché fatiscente. Ma è nel 1883 che un comitato di cittadini si mosse per dare a Mesagne il primo teatro stabile, iniziando una sottoscrizione popolare a cui molti concorsero nell’acquistare le azioni al prezzo di 24 lire. Purtroppo l’esiguità delle somme raccolte fece partire il progetto dopo dieci anni grazie anche, all’intervento dell’Amministrazione comunale, sindaco Francesco Muscogiuri, che nel dicembre 1893 mise a disposizione la somma necessaria per la costruzione. Nel gennaio 1894 iniziarono i lavori di costruzione diretti dell’ing. Gaetano Marschiezek, vero esperto nel campo dell’architettura artistica.

Il teatro venne inaugurato il 17 giugno 1895 alla presenza di numerose autorità e di tutta la cittadinanza festante. Costruito a staffa di cavallo, si accedeva da una grande sala di attesa dalla quale salendo una gradinata si entrava ai palchi e dall’altra alla platea. Tutto era rivestito in velluto marrone, comprese le poltrone. La platea poteva contenere 142 posti e 120 nei palchi. L’evento è motivo di fibrillazione per lo stesso sindaco Damiano Franco il quale ha avvisato immediatamente gli organi di stampa e ringraziato i cittadini perché sono stati sempre vicini ed hanno incitato a non mollare, ad andare avanti, anche nei momenti più difficili: « E’ un momento particolare che premia gli sforzi compiuti fino ad oggi. Io sono stato prudente ma sempre determinato ne portare avanti il progetto. Un grazie ai tecnici che hanno lavorato alla ristrutturazione del teatro ma soprattutto ai cittadini mesagnesi i quali hanno contribuito con la propria spinta spirituale a farci andare avanti nel raggiungere presto e bene il traguardo».

Storia di un teatro ritrovato

A giorni alla cittadinanza di Mesagne sarà restituito il suo Teatro Comunale. Dopo circa trent’anni di chiusura e dopo più di dieci anni di lavoro, grazie all’impegno profuso dall’Amministrazione Comunale, la struttura sarà riaperta alla pubblica fruizione. Per questa occasione si è pensato di allestire una mostra documentaria che possa raccontare la storia dell’edificio come quella degli spettacoli che vi si svolsero con fasi alterne in circa ottanta anni di attività.
La mostra, allestita presso lo stesso Teatro, avrà il titolo “Il teatro ritrovato”, definizione che si spera di buon auspicio per una struttura che il Comune di Mesagne vuole rendere reale spazio di aggregazione, di crescita culturale e di formazione, in una realtà, come quella del teatro pugliese, che sta vivendo ora una nuova stagione. Nel Teatro di Mesagne convivono ancora oggi tanti teatri da un punto di vista strutturale (dal prospetto ottocentesco all’impianto degli anni ’30 dello scorso secolo) che hanno ospitato diverse forme di spettacolo, secondo le esigenze dei diversi periodi di attività e nei quali hanno avuto luogo tante pagine di costume cittadino.

Nella mostra si è cercato quindi di ripercorre queste diverse fasi, individuando quattro momenti significativi: ossia la nascita del teatro di fine ottocento; l’attività dall’inaugurazione alla chiusura (1895- 1927); il nuovo teatro (1940-1980); il recupero (1980-1990). A Mesagne l’esigenza di un teatro era fortemente sentita già nel periodo post-unitario, ma solo nel 1884 si dà corso agli adempimenti tecnici con l’affidamento dell’incarico progettuale all’Ingegnere Alfonso Ferretti di Lecce. In realtà non tutti gli amministratori dell’epoca erano d’accordo su questo investimento, tuttavia prevalse l’opinione che alla popolazione andava offerto anche questo strumento per una crescita culturale. Il progetto Ferretti dovette subìre delle modifiche ed aggiunte dal momento che il teatro risultava troppo piccolo e non disponeva degli accorgimenti tecnici e delle attrezzature necessarie. Pertanto l’inadeguatezza del progetto Ferretti, insieme all’annoso problema di rinvenimento delle risorse, provocò un nuovo ritardo dei lavori.

Ancora agli inizi degli anni ’90, i lavori previsti da nuovi appalti (che contemplavano anche le spese per l’arredamento delle sale e per l’allestimento delle scene) non risultavano ancora completati. La Giunta allora decise di affidare il progetto di completamento all’Ingegnere Gaetano Marschiezek “ben conosciuto per la sua solerzia e per il fine gusto artistico”. Autore di numerose opere in provincia di Brindisi e nel Salento, l’architetto ed ingegnere progetta per Mesagne un classico “teatro all’italiana” su modello del teatro Politeama di Lecce, costruito negli anni 1882-1884.  Il progetto prevedeva, oltre alle necessarie opere in muratura, il completo rifacimento del prospetto con capitelli corinzi, decori in pietra leccese e in pietra di Ostuni e doratura dei particolari, la realizzazione dei lavori di completamento (falegnameria, decorazioni, pitture), il soffitto a ponte apribile per dare luce al teatro durante il giorno, recante un disegno a due medaglioni concentrici. L’insieme delle decorazioni e dei particolari (dal disegno dell’arcoscenico a quello dei lumi a petrolio) doveva essere di grande eleganza e avere nel contempo un aspetto semplice e sobrio. Di grande effetto dovevano essere pure le scene realizzate dal noto Alessandro Bazzani di Roma, scenografo dei reali teatri.

L’inaugurazione del teatro avviene il 17 giugno 1895, accolta con grande entusiasmo dal pubblico che assistette all’esibizione della compagnia Scognamiglio. Da allora fino agli anni ‘20 del secolo scorso il Teatro ospitò diversi tipi di spettacolo, dai concerti alle rappresentazioni drammatiche (poco numerose), ma fu anche utilizzato per manifestazioni politiche, feste danzanti (in particolare nel periodo del Carnevale) e proiezioni cinematografiche. Tuttavia la limitata capienza e la scarsa affezione del pubblico provocarono una crisi per il teatro che si tradusse in un degrado irreversibile per la struttura. Occorreva provvedere a diverse opere: la messa a nuovo del palcoscenico e dell’impalcatura sottostante, la sostituzione dell’impiantito di legno del loggione; la realizzazione dell’impianto elettrico, la sostituzione delle pareti in legno dei palchi con pareti in muratura; il rifacimento dell’impalcatura del tetto, l’adeguamento alle norme di sicurezza, mentre si imponeva, per secondare il gusto del pubblico, l’esigenza di rendere la struttura funzionante per sala cinematografica.

Per questo fu affidato all’Ingegnere D’Alonzo l’incarico di un progetto che doveva prevedere l’aumento dei posti (per totali 800) con conseguente demolizione del sistema a palchi e diminuzione dello spazio tra foyer e sala. Il progetto prevedeva anche la costruzione della cabina per le proeizioni cinematografiche. Anche per la realizzazione del progetto D’Alonzo vi furono numerosi ritardi: dal primo mese dei lavori si rese necessario sostituire la tettoia in legno con solaio in calcestruzzo di cemento armato a nervature incrociate formanti cassettoni, mentre negli ultimi tempi dei lavori sorsero delle difficoltà per la consegna dell’arredamento e dell’impianto di illuminazione. Anche in questi anni vi era grande attesa per la riapertura del teatro, mentre già durante i lavori pervennero al Podestà numerose richieste per la gestione anche da impresari non locali. Nel 1936 finalmente, dopo tanti ritardi, avvenne la consegna dei lavori. Tuttavia già a pochi anni dall’apertura del teatro utilizzato per lo più come sala cinematografica e salone delle feste, si rilevavano segni di degrado.

La struttura continuò comunque a funzionare ancora per diversi anni senza particolari interventi. Nel dopoguerra si intensificò l’attività di sala cinematografica, vi si svolsero feste e spettacoli di rivista e poche rappresentazioni drammatiche. Negli anni ’70 il degrado cominciò ad aggravarsi sicché nei primi anni ’80 l’Amministrazione decide di affidare all’Architetto Carlo Sciarra l’elaborazione di un piano di recupero e restauro della struttura. La scelta progettuale intendeva ripristinare il foyer che permetteva l’accesso dai due lati simmetrici al guardaroba e al bar, ai due settori del primo palco e alla platea. Per dare maggiore flessibilità all’impianto, si pensava di utilizzare il corpo di fabbrica su via E. Cavaliere come zona bar del teatro da usare come sala ricevimenti e mostre (in assenza di spettacoli), grazie all’inserimento di una scala a vetrina continua che trasformasse il terrazzo in giardino d’inverno, caratterizzando anche il prospetto in modo deciso e regolare. Al teatro si aggiungevano i luoghi di servizio per attori e musicisti, ricostruendo i locali in parte esistenti nel cortile e ricavando su due livelli i camerini.

Il progetto venne realizzato solo in parte; negli anni ’90 l’Architetto Savino Martucci elaborò un nuovo piano in modo da adeguare funzionalmente la struttura da un punto di vista scenotecnico e acustico, con la realizzazione di diverse opere: eliminazione del golfo mistico (buca per orchestra) per rendere più profondo il palco in modo da ottenere maggiore spazio scenico, modifica ad angolo retto delle pareti laterali limitanti la larghezza del boccascena, predisposizione di un apposito massetto e vespaio per il montaggio dei piani in legno costituenti la pavimentazione dell’area scenica, trasformazione della galleria in loggione. Al termine di tali lavori nel marzo di quest’anno la Commissione di vigilanza dei pubblici spettacoli ha espresso parere favorevole alla fruizione della struttura. Per il Comune di Mesagne questo è stato un momento importante: tuttavia si è convinti che non basta restituire un luogo di spettacolo, ma occorre avviare un processo che incentivi l’affezione del pubblico al teatro in tutte le sue forme, producendo soprattutto nei giovani la giusta attenzione e l’amore per quello che oggi il teatro può esprimere nel solco della tradizione come nella sperimentazione, sempre con l’obiettivo di consegnare alla cittadinanza un’offerta valida in termini soprattutto di qualità.